Pino Giacopelli / 1

Presentazione in catalogo Mostra personale - Saletta Etas - Monreale, 1972


La realtà e il suo divenire e, da questo, la possibilità di traslati, l'indicazione di situazioni, continuano ad essere, comunque, temi d'indagine costante degli artisti di ogni tempo.
Il campo di osservazione attuale di Sergio Mammina è la società tecnologica: quella realtà, cioè, dove la tensione degli opposti e la simultaneità deflagrante delle azioni, creano una congerie di condizioni destinate a sovrapporsi, restando impigliate nelle contaminazioni, mentre in ogni elemento permane la carica negativa della sua ossessiva presenza.
Per far questo, Mammina sceglie ancora il disegno, in quanto, fra tutti i tipi di espressione d'arte, è quello che comunica una più intensa e diretta emozione e consente, a chi osserva, di avere sotto gli occhi il tracciato immediato dell'idea nella sua presa subitanea.
E con il disegno avanza proposte figurali, ma di una figuralità che si muove sul filo della memoria.
Riguardare queste sue ultime opere, infatti, è come sfogliare rapidamente un libro di storia, dove la prima e l'ultima pagina, da sole, bastano a mettere a fuoco, in particolare, il rapporto fra problema ecologico e società tecnologica.
Quest'ultima viene significativamente riassunta in pochi elementi: sono congegni, ingranaggi, meccanismi, abilmente impaginati – attraverso una grafia estremamente avvertita, talvolta al limite del virtuosismo – in un mondo che appartiene alla preistoria.
Quel mondo, per intenderci, che gli autori di storia individuano nell'era cenozoica, quando la terra, ancora giovane, lasciava che vivessero animali come i dinosauri (le «lucertole terribili»), le libellule giganti, gli enormi rettili alati, e, dove l'estro degli scrittori ha suscitato draghi favolosi.
E, se è vero che ogni atto dell'esperienza artistica ha valore di documento e al tempo stesso di testimonianza, queste opere esigono l'attenzione che ogni contributo, ad una parziale verità, merita.
Un merito che va ascritto anche alla capacità di reinvenzione grafica e con cui Sergio Mammina procede col ritmo di una appassionata esplorazione culturale, condotta secondo un filo di pressocché univoche predilezioni e con cui riesce non a snaturare quanto a denaturare l'immagine, a ciò sospinto da una tensione metamorfica che, mentre concede la riconoscibilità dell'opera sulla quale interviene, ne esaspera il parlato allegorico.
Di Sergio Mammina, di cui ci era ben nota la sicurezza disegnativa, ci è piaciuto ammirare questa grafica testimoniale, documentaria, che, per la ricerca tonale e la pienezza compositiva, si può guardare come pittura.
Il suo impegno attuale travalica inoltre il senso di una proposta condotta nell'ambito evolutivo di un processo grafico e si innesta nel vivo del suo lavoro di docente di disegno architettonico. Per cui alla «omogenea variet'» di spunti di immaginazione, si accompagnano sorprendenti tagli prospettici, un felice controllo degli accorgimenti compositivi e dei loro effetti, l'equilibrio dell'impaginazione, l'apparenza quasi ectoplastica. Argomenti che stanno ad indicarci la possibilità di approfondimenti tematici e stilistici che lasciano indenne Mammina dai pericoli della retorica.
_________________________________________________________________________________.......................continua