Sergio Mammina
Un mio testo al posto del saggio critico - Mostra personale Galleria "Linee d'Arte Giada" - Palermo 8-20 aprile 1978

Questo spazio, come di consueto, dovtrebbe essere riservato alla penna di un critico d'arte, cui affidare il compito di «tradurre» il discorso fatto di immagini e fornire il visitatore di un utile strumento per la più esatta lettura delle opere esposte. Tutto ciò in teoria.
In pratica la presentazione in catalogo è un espediente, cui molti fanno ricorso, per dotare la propria produzione pittorica di una sorta di «certificato di garanzia», tanto più efficace quanto più prestigiosa è la firma in calce.
L'espediente è certamente stimolante ed ogni operatore, con ogni mezzo, riesce a collezionare una foltissima bibliografia, ricca di autorevoli firme che offriranno sicura garanzia ai fini del mercato.
Da tale stato di cose scaturisce ovviamente l'indecifrabilità dei valori da parte di quella buona percentuale di amatori e collezionisti che ancora ritengono di farsi orientare nelle scelte dalle indicazioni di taluni critici.
Le mie riflessioni, riferite al ruolo di chi ha scelto di occuparsi d'arte sedendo al posto del giudice, non vanno generalizzate. Molte sono le persone che danno continua dimostrazione di voler condurre, senza reconditi interessi, attenta analisi della produzione più seria.
Le precedenti considerazioni prendono spunto invece dal comportamento di chi assolve il proprio ruolo andando in giro a vendere pagine su annuari e riviste (che ho motivo di definire «inquinanti» almeno quantio vasta è la fama che le sostiene) o che giudicano monologando sulle colonne di quotidiani e periodici, coltivando soltanto rapporti con chi (per oscure ragioni) hanno scelto di spingere nell'immeritata ascesa.
In questa occasione ho pertanto deciso di non procurarmi il «certificato di garanzia» ritenendo che la verifica più utile possa essere offerta dall'opportunità di dialogare con il maggior numero possibile di persone, addette ai lavori o meno, sulla forma estetica e sui contenuti delle mie opere più recenti.
Il rifiuto di certi schemi e l'auspicio di una vasta partecipazione di visitatori non è atto di presunzione, bensì asserzione della necessità di verificarsi, senza condizionamenti, nel giudizio degli altri.